Articolo aggiornato dopo la pubblicazione – in calce trovi il link per leggere la lettera di Marinetti di Grom
un articolo di Roberto La Pira che leggo su Il Fatto Alimentare a corredo del quale aggiungo, come detto tempo fa, che Grom è la mia gelateria preferita, se non fosse che cammin facendo si scopre che la Grom fa un buon gelato, ma non è artigianale come vien da pensare.
Quello che mi preme sottolineare, però, nonostante vada ancora da Grom quando capita l’occasione, che così come apprezzo la qualità, in un prodotto, ci tengo anche alla trasparenza della ditta che lo offre.
E leggendo l’articolo di la Pira che segue, devo dire che mi sembra che la trasparenza si sia persa per strada, sostituita da un marketing che ci fa acquistare un buon prodotto industraile facendoci credere che sia artigianale; La Pira parla di pubblicità ingannevole verso il consumatore, ma io ci vedo anche della concorrenza sleale verso le altre gelaterie, molte delle quali a ben vedere saranno realmente artigianali.
Continuerò ad andare da Grom, dove peraltro consumo soprattutto le granite, tuttavia questo atteggiamento commerciale non rientra nelle mie corde.
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“Il nostro gelato è più caro degli altri ma oggi nessuno usa ingredienti di qualità come noi. Non per niente come abbiamo detto fin dall’inizio il nostro gelato è il più buono del mondo”.
È la frase riportata in un servizio pubblicato l’11 luglio sull’Espresso in un’intervista di Stefania Rossini a Federico Grom, uno dei due imprenditori prodigio che hanno esportato il gelato italiano nel mondo e che oggi gestiscono 65 punti vendita.
Senza nulla togliere ai due imprenditori di successo, forse la frase è stata detta in un momento di eccessiva euforia. Ho conosciuto diverse gelaterie artigianali e penso di sbagliarmi poco quando dico che Grom vende un cono buono ad un prezzo esagerato.
Pagare per due palline 3 euro mentre a Milano lo scontrino medio è di 2,50 è una forzatura non correlata a riscontri qualitativi. Trovare un gelato migliore non è difficile, la gelateria sotto casa mia a Lambrate costa meno ed è sicuramente migliore.
Utilizzare ottimi ingredienti – come dichiara Grom – non vuol dire necessariamente fare il gelato migliore, questa equazione non ha senso. Basta ricordare che la miscela viene preparata a Orbassano, congelata è trasferita nei vari punti vendita per essere mantecata e messa in vaschetta.
Chiunque conosca il gelato artigianale sa che Grom è una catena molto efficiente quando bisogna fare marketing, ma che si tratta di una struttura industriale in grado di produrre il migliore gelato simile a quello artigianale.
C’è un altro elemento che considero una forma di pubblicità scorretta.
La frase scritta a caratteri cubitali sulle pareti di alcune gelaterie (Grom non utilizza coloranti, aromi, conservanti e additivi chimici. Non lo abbiamo mai fatto e non lo faremo mai) non credo sia veritiera.
Chi legge quelle parole pensa che sia possibile fare il gelato senza coloranti, senza aromi senza additivi. Non è vero. Il gelato si può fare senza coloranti e senza aromi, ma alcuni additivi sono necessari altrimenti la miscela non diventa cremosa.
La farina di semi di carrube che usa Grom e centinaia di gelaterie artigianali è un additivo classificato a livello europeo nella categoria degli addensanti. Grom dice di usare la vera farina mentre le altre gelaterie usano l’additivo ottenuto con processi aggressivi!
Si tratta di un’interpretazione fantastica e curiosa che farebbe fatica ad essere accettata da un professore di tecnologie alimentari. La farina di semi di carrube si ottiene solo dal frutto dell’albero e, secondo l’Unione europea, è un additivo da indicare con il nome oppure con la sigla E 410. Non esistono altre interpretazioni ammissibili.
A questo punto ci sono altri interrogativi che vorremmo capire.
Ci piacerebbe sapere se tra gli ingredienti di alcuni gelati di Grom si trova la pectina (E440), l’acido ascorbico come antiossidante e l’acido citrico nell’amarena (E330).
Perchè il “gelato migliore del mondo” utilizza delle furberie per screditare il vero gelato artigianale che usa gli stessi suoi additivi?
P.S.: Un anno fa Grom aveva proposto a Il Fatto Alimentare di fare una prova cieca di degustazione, ma poi il progetto non è andato avanti.
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