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La classifica della pubblicità ingannevole (votata dai lettori)

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classifica-pubblicita-maggioin sintesi un articolo di Roberto La Pira che leggo su Il Fatto Alimentare con il quale si dà conto dei risultati della votazione, da parte dei loro lettori, delle pubblicità ingannevoli.

Kilocal si aggiudica il primo posto nella classifica dei peggiori messaggi pubblicitari proposti negli ultimi mesi da tv, giornali e media.

Il punteggio raggiunto (4,8 faccine su 5 corrispondenti al giudizio “da buttare”) non lascia spazio a dubbi sul parere dei nostri lettori che hanno giustamente penalizzato un prodotto con un curriculum disastroso (sei censure per pubblicità ingannevole collezionate negli ultimi anni).

I voti raccolti in 26 giorni sono stati oltre 5200. Lo spot più votato è stato quello della Coca-Cola (931), mentre quello meno gettonato Rigoni con 522.

Considerando che il sistema permette ai lettori di assegnare un solo voto per ciscuna pubblicità ci sembra che l’iniziativa abbia funzionato.

Siamo soddisfatti perchè il gioco dello spot permette ai consumatori di esprimere il disappunto nei confronti di chi cerca di prenderli in giro.

Purtroppo le censure e le sentenze in genere non riescono a fermare i signori della pubblicità che spesso riescono a trovare il sistema per vanificare l’esito della condanna. Uliveto e Rocchetta continuano a trasmettere spot con il loro slogan (la censura riguarda solo la carta stampata!).

Red Bull continua ad usare cartoni animati, Coca-Cola ha cambiato uno spot, ma ha mantenuto la serie di messaggi con Rugiati modificando solo leggermente il messaggio.

Kilocal ha avviato una nuova campagna pubblicitaria con un nuovo prodotto che ricalca sostanzialmente i vecchi schemi.

Tata Lucia ha cambiato solo una frase. Anche Barilla ha mantenuto la parola “sani” nello spot dei Flauti, togliendo però i bambini.

Non sempre l’esito è così deludente: Rigoni ha cambiato etichetta ancora prima della sentenza, dimostrando di rispettare i consumatori.

Alessandro Di Pietro nel frattempo ha querelato Il Fatto Alimentare per avere diffuso notizie che non sono piaciute.



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